Anticipare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro fin dal terzo anno del corso di formazione post lauream per tamponare la carenza di medici specialisti, specie in settori di front line (Pronto Soccorso e Terapie Intensive), ma anche per apportare ristoro al salario accessorio della dirigenza medica e sanitaria attraverso la restituzione della RIA (la Retribuzione Individuale di Anzianità), patrimonio storico delle sue risorse contrattuali: questo è il risultato, in breve, della conversione in legge del decreto ‘Milleproroghe’. Così si raggiunge un traguardo tenacemente voluto e perseguito dall’Anaao-Assomed e da altre organizzazioni sindacali per circa 10 anni. “La conversione in legge del decreto ‘Milleproroghe’ – commenta il segretario nazionale Anaao-Assomed, Carlo Palermo – porta una boccata di ossigeno al SSN, tanto necessaria quanto urgente nel frangente che stiamo attraversando”.

Un traguardo che non merita di finire in sordina a favore di rumorose quanto pretestuose polemiche seguite alla firma del CCNL 2016/2018 da parte di chi non ha saputo guardare alle prospettive aperte dalla conclusione del contratto. Migliorare i livelli retributivi garantisce la contrattazione futura delle giovani generazioni e contribuisce a frenare la fuga dagli ospedali, evitati dai giovani e abbandonati dai meno giovani, attratti i primi dalle sirene estere, i secondi da quelle del privato. Ci sarà tempo per commentare, e modificare in un prossimo veicolo legislativo, elementi negativi, come l’incredibile ‘svista’ che ha discriminato i dirigenti sanitari nei percorsi di stabilizzazione del precariato o le mancate modifiche all’inquadramento giuridico ed economico dei ricercatori, ancora ingabbiati nella famosa ‘Piramide’. O gli elementi discutibili, aggiunti in un tardivo assalto alla diligenza nel percorso di conversione legislativa, come i finanziamenti per le aziende Ospedaliere Universitarie, messi a carico del FSN al di fuori di una revisione complessiva dei loro rapporti con il SSN, che troppo spesso subisce passivamente le scelte autoreferenziali e deleterie del Miur e dell’Accademia.

Ora, anche per segnare il ritorno all’ordinario, è bene sottolineare la soddisfazione per i passi in avanti compiuti che rinforzano le dotazioni organiche e la dote economica a disposizione del prossimo rinnovo contrattuale, che auspichiamo possa iniziare in tempi stretti. L’esperienza di questi giorni dimostra la necessità e la funzione di un Servizio Sanitario Nazionale pubblico, ma occorre rendere attrattivo il lavoro ospedaliero, riducendo, e ristorando dal punto di vista economico, un disagio lavorativo non più strisciante. Una valorizzazione di quel capitale umano, costituito da medici, biologi, chimici, farmacisti e infermieri che in questi giorni difficili ha dato prova di responsabilità professionale, senso del dovere e abnegazione, elementi fondanti del lavoro in sanità. Ad essi, prima o poi, Regioni e Governo dovranno rendere il giusto merito.