Utilizzare smartphone e dispositivi IoT (Internet of Things) come sorgenti dati per il monitoraggio ambientale: questa la sfida del Progetto ‘Apollon’ (environmentAl POLLutiOn aNalyzer), promosso dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), dal Dipartimento di Ingegneria Elettrica e dell’Informazione (DEI) del Politecnico di Bari, dal Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica (CINI) e dalla Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). L’obiettivo è quello di conformare le misure con la normativa nazionale e locale vigente in tema di qualità ambientale, fornire supporto agli amministratori competenti per la gestione dei principali fattori di inquinamento, integrare i dati provenienti dalle centraline fisse su inquinamento e flussi di traffico e realizzare modelli previsionali locali, a breve termine, di qualità dell’aria e di inquinamento atmosferico.
L’iniziativa, finanziata da Regione Puglia, si propone come un programma di citizen science che intende coinvolgere in maniera attiva il cittadino nel monitoraggio dell’aria e del rumore della zona di Brindisi, Lecce e Campi Salentina (aree oggetto di sperimentazione), utilizzando metodiche e tecniche nell’ambito dei Big Data e dell’Internet of Things (IoT). Le misurazioni dei cittadini integrano, infatti, le altre fonti dati – centraline ARPA, sensori fissi e mobili – e permettono di valutare costantemente e capillarmente sul territorio la qualità dell’aria e i livelli di rumorosità. Partners industriali del progetto sono Corvallis (capofila), Alba Project, Hesplora e Amigo Climate.
“In Italia ogni anno oltre 65mila persone perdono la vita a causa dell’inquinamento atmosferico e l’età pediatrica sta segnando sempre più casi di ritardo nel neurosviluppo – 1 neonato su 77 – oltre a registrare il tumore come prima causa di morte per i bambini italiani”, dichiara Alessandro Miani, presidente SIMA. “La prevenzione passa anche dalla consapevolezza: riuscire a trasferire alle amministrazioni locali dati scientificamente validati sempre più puntuali e diffusi è un importante traguardo a cui puntiamo per rendere la popolazione più informata e in grado di fare anche scelte personali di vita, confrontandosi con previsioni a breve termine sullo stato di inquinamento della loro città o quartiere”. Conclude Antonella Longo, Università del Salento, responsabile scientifica della sperimentazione con le città: “L’obiettivo è coinvolgere i cittadini per promuovere buone pratiche e creare maggiore coscienza civica tramite una conoscenza più approfondita e consapevole delle potenzialità e dei limiti delle tecnologie digitali alla portata di tutti”.