Il federalismo sanitario spezzetta l’Italia in una serie di situazioni che spesso non penalizzano il Sud, ma sono negative anche verso il Nord. Ad esempio le vaccinazioni.

Morbillo-Parotite- Rosolia hanno una copertura media dell’87% in Italia, ma raggiungono oltre il 90% in Lombardia, Piemonte, Sardegna e Basilicata, mentre sono al minimo con il  67% a Bolzano e col 73% in Molise.

La vaccinazione antinfluenzale negli over 65, ha una copertura media del 50% contro il  75% raccomandato e le Regioni sono in altalena: Umbria (63%), Calabria e Puglia (57%) e sul versante opposto Bolzano (37,3%) .

Per gli screening, quello mammografico ha ricevuto un invito a oltre 9/10 donne al Nord, meno di 9/10 al Centro, 6/10 al Sud, con una adesione alta in Emilia Romagna e Trento, bassa in Campania, Calabria e Sicilia.

E sul versante maschile, lo screening colonrettale ha un’adesione nazionale media al 43% con Lombardia ed Emilia Romagna (65%), Valle d’Aosta (66%), Trento (67%), ma anche Calabria (5%), Puglia (6%), Abruzzo (14%).

Dai tempi di attesa, all’erogazione dei farmaci, dalla copertura vaccinale alla gestione dell’emergenza urgenza, dai servizi per i malati oncologici agli screening per i tumori, sono ancora troppe le disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari che incidono sulla salute dei cittadini.

Questo il quadro che emerge dal Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, edizione 2016, presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.

Al Sud si concentrano le regioni con maggiori problematicità, ma si riscontrano anche eccezioni positive nel Meridione,  così come Regioni del Nord che faticano più del passato a mantenere  i livelli di performance  nell’ erogazione dei servizi sanitari ai cittadini.

Una serie di esempi emergono dal rapporto di Cittadinanzattiva:

Spesa sanitaria, Lea e rinuncia alle cure: le Regioni a confronto
Nel 2015 passano da 3 a 5  le regioni che non rispettano i Lea nonostante l’attuale sistema di affiancamento dei ministeri competenti: al Molise, Calabria e Campania, che versa in condizioni di particolare criticità (da un punteggio di 139 nel 2014 a 106 nel 2015), si aggiungono Puglia (da 162 del 2014 a 155 nel 2015) e Sicilia (da 170 nel 2014 a 153 nel 2015).

Liste di attesa in aumento, non solo al Sud. Troppe variabilità sui ticket

Le attese più lunghe si registrano per la mammografia: 122 giorni nel 2017 (+60 gg rispetto al 2014) ossia quasi 4 mesi in media, passando dagli 89 gg del Nord-Ovest ai 142 gg del Sud ed isole; segue la colonscopia con 93 giorni in media (+6 gg), con punte di 109 gg al Centro e un minimo di 50 gg al Nord-Est; per la visita oculistica si attendono 87 giorni (+18 gg rispetto al 2014) con un minimo di 74 gg al Sud-isole e 104 gg al Nord-Est. Anche dall’ultimo monitoraggio del Ministero della salute (2014), Calabria, Campania, Lazio e Molise risultano inadempienti nell’indicatore relativo alle liste di attesa.

Farmaci: disuguaglianze nell’accesso ai farmaci, anche per i malati oncologici. E sui generici l’Italia viaggia a due velocità

A livello territoriale, per l’inserimento dei farmaci oncologici nel Prontuario terapeutico ospedaliero  si va da un minimo di 1 giorno  ad un massimo di 90 giorni al Nord, da un minimo di 3 ad un massimo di 200 giorni  al Centro e da un minimo di 7 ad un massimo di 90 giorni al Sud e Isole .
Sul fronte dei farmaci equivalenti, si registra un uso più diffuso nella Provincia Autonoma di Trento con il 41,1%, mentre la Basilicata è quella che ne utilizza di meno con il 18,3%. Emilia-Romagna (34,3%), Friuli-Venezia Giulia (33,2%), Liguria (30%), Lombardia (36,8%), Toscana (32,7%) e, Valle d’Aosta (32,2%) presentano dati sovrapponibili.

http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=54967