12 aprile: “School Padova”, ‘focus’ tra esperti sul rapporto pubblico/privato nel Ssn
La sostenibilità del servizio sanitario nazionale è una delle sfide future più difficili e più complicate. Il suo sotto finanziamento e il progressivo aumento del costo dell’innovazione farmacologica e tecnologica ne comporta una trasformazione dove il ruolo del privato e il suo rapporto con il servizio pubblico diventa l’asse portante di questo processo di trasformazione. Con Marco Vecchietti, ad e direttore generale RBM Assicurazione Salute, cerchiamo di capire come la sanità privata risponderà al bisogno di salute dei cittadini sempre più crescente. Una sfida che interessa anche la sanità privata.
Dottor Vecchietti, la sanità privata sta assumendo un ruolo importante nel sistema sanitario nazionale: come inciderà sul sistema assicurativo? Come lo trasformerà e quali nuovi servizi saranno offerti ai cittadini?
Emerge un bisogno di salute da parte dei cittadini che non riesce più ad essere soddisfatto dal nostro sistema sanitario. Su questo fronte, la sanità integrativa può giocare un ruolo importante e assorbire la domanda inespressa di protezione. Il ramo assicurativo deve poter sostenere la prevenzione e aiutare i cittadini nell’intero percorso di cura, diventando un vero e proprio strumento a vocazione sociale. Occorre, infatti, superare un ostacolo culturale che riguarda la funzione delle polizze sanitarie: non più fruibili solo da un mercato elitario, ma elementi fondamentali del piano di protezione del cittadino. Il Sistema Sanitario Nazionale si trova impreparato a gestire longevità e cronicità. Le nuove sfide stanno mettendo in pericolo i pilastri della sanità italiana, universalismo e uguaglianza, nonché la salute e la qualità della vita degli italiani. Infatti, la spesa sanitaria di tasca propria è la più grande forma di disuguaglianza sociale in sanità e può essere contrastata solo “restituendo una dimensione collettiva” alla spesa sanitaria privata attraverso un’intermediazione strutturata da parte delle forme sanitarie integrative quali compagnie assicurative, fondi sanitari e società di mutuo soccorso. Uno dei vantaggi fondamentali che può essere garantito attraverso l’affidamento in gestione della spesa sanitaria privata alle forme sanitarie integrative è rappresentato dalla ‘messa a sistema’ delle strutture sanitarie private (erogatori) e dei cosiddetti ‘terzi paganti professionali’ (le forme sanitarie integrative) con un conseguente contenimento del costo unitario delle singole prestazioni/beni sanitari (si tratta, in media, di un risparmio compreso attualmente tra il 20% e il 30).
L’evoluzione del sistema assicurativo come inciderà nell’ambito dell’organizzazione dell’assistenza e della cura ai pazienti?
Risulta urgente una riforma che consenta di sviluppare un vero e proprio ‘secondo pilastro’ anche in sanità, come già è avvenuto nel settore pensionistico, e che riassorba tutte le forme di sanità integrative in un impianto normativo omogeneo improntato ai medesimi principi fondanti del servizio sanitario nazionale. Non da ultimo, occorre prevedere regole omogenee per tutte le forme di sanità integrativa sulle modalità di gestione del rischio nonché omogenizzare il regime fiscale e previdenziale applicabile alle forme sanitarie integrative prescindendo dal modello di gestione del rischio adottato (assicurazione/autoassicurazione) e dalla natura delle fonti istitutive. Un cambio di passo che garantirebbe grandi benefici in termini di equità e sostenibilità e che trasformerebbe le forme di sanità integrative in veri e propri strumenti a vocazione sociale. In questa prospettiva, è auspicabile che il governo abbia la capacità di valorizzare le importanti esperienze maturate nel settore e il coraggio di varare una riforma che appare sempre più ineludibile per preservare per noi e per le future generazioni quelle caratteristiche di universalismo, uguaglianza e solidarietà che rappresentano da sempre i punti qualificanti del sistema sanitario italiano.
Infine, che impatto avrà sul modello Beveridge in Italia?
L’assenza di una sanità integrativa strutturata come ‘secondo pilastro sanitario’ non preserva l’universalismo e l’uguaglianza del sistema sanitario del nostro Paese, ma anzi mette i cittadini nella condizione di poter accedere alle cure in ragione della propria capacità reddituale. RBM Assicurazione Salute ha presentato alle istituzioni due progetti per risolvere strutturalmente il problema della sostenibilità del sistema sanitario nazionale: un ‘secondo pilastro sanitario’ complementare per tutti i cittadini (modello francese), che evitando di far pagare di tasca propria le cure a 36 milioni di italiani intermedi collettivamente la spesa sanitaria privata garantendo al sistema sanitario la disponibilità di 22 miliardi di euro annui aggiuntivi e un contenimento della spesa sanitaria privata da 8,7 miliardi di euro a 4,3 miliardi annui; l’esternalizzazione di alcune assistenze (opting out, modello tedesco) che invece di accettare passivamente la rinuncia alle cure da parte di 13,5 milioni di italiani (di cui 2/3 a basso reddito) promuova un’assunzione di responsabilità per i cittadini con redditi più alti (15 milioni di cittadini) mediante l’assicurazione privata della totalità delle loro cure sanitarie con un risparmio previsto spesa sanitaria pubblica dai 18,5 miliardi di euro a 3,1 miliardi annui da investire a favore dei cittadini più bisognosi (economicamente ed a livello di salute).