«Abbiamo ufficialmente chiesto al Senato di sancire nella legge di Bilancio 2018 l’abrogazione del superticket sulla ricetta, consegnando al presidente Grasso le 35mila firme raccolte dai nostri attivisti in pochissimi mesi, ai quali va tutto il nostro ringraziamento».

Lo ha detto Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva (Tdm), commentando l’audizione in Senato. «Il superticket è una vera e propria tassa sulla salute che pesa sui redditi familiari – ha aggiunto – un ostacolo per i cittadini nell’accesso alle prestazioni sanitarie appropriate, un fattore che contribuisce al fenomeno della rinuncia alle cure, oltre ad essere una misura che incide negativamente sulle casse del Ssn. Una tassa ingiusta, così è vissuta dai 35mila cittadini che hanno firmato la nostra petizione e da moltissimi altri».

«La nostra petizione per l’abrogazione del superticket sulla ricetta – ha ricordato Aceti – è stata sostenuta dalle più importanti organizzazioni sindacali dei medici, dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici, dalla Federazione nazionale Ipasvi. Consideriamo la legge di Bilancio inversamente proporzionale alle necessità e aspettative dei cittadini – ha continuato Aceti -. E’ una legge che non parla di sanità, e così fa sue tutte quelle misure pericolose di riduzione del finanziamento che sono intercorse negli ultimi anni, compreso il 2017».

Il Fondo sanitario nazionale, se questa Legge di Bilancio non interverrà specificatamente riportando l’asticella del finanziamento al livello giusto, si attesterà a 113,1 mld. Circa 1 miliardo in meno rispetto a quanto previsto per il 2018 dalla precedente Legge di Bilancio, secondo Cittadinanzattiva e 2 miliardi in meno rispetto a quanto previsto dall’intesa Stato Regioni sui nuovi Lea.

Anche il rapporto Istat 2017 segnala come la spesa privata è passata dai 34,887 mld del 2015 ai 37,318 mld del 2016. E’ ancora l’Istat a segnalare come il fenomeno della rinuncia alle cure per motivi di costi sia passato dal 4% del 2008 alle 6,5% del 2015. Anche il ministero della Salute con il Rapporto 2017 sul monitoraggio Lea segnala l’aumento da 3 a 5 delle Regioni che non riescono a garantire i Livelli essenziali di assistenza, e una profonda diversità nella capacità di garantire il diritto alla salute.

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