La Corte Costituzionale ha rinviato a domani mattina la discussione in camera di consiglio delle questioni di legittimità costituzionale sollevate dalla Regione Veneto sulla legge che ha introdotto l’obbligo di 10 vaccinazioni per l’iscrizione a scuola. Ieri l’udienza pubblica, prevista per la mattina, è iniziata il pomeriggio e i tempi si sono allunganti.
Il Veneto ha presentato un doppio ricorso alla Consulta. Chiede la dichiarazione di illegittimità costituzionale della legge sull’obbligo delle vaccinazioni per chi è iscritto a scuola entrata in vigore il 6 agosto scorso. La relatrice è la giudice Marta Cartabia. La presidenza del consiglio è rappresentata dagli avvocati dello Stato Leonello Mariani e Enrico De Giovanni. I legali del Veneto sono Ezio Zanon, Luca Antonini e Luigi Manzi. I giudici della Consulta non hanno ammesso alla discussione dell’udienza il Codacos, l’Associazione malati emotrasfusi e vaccinati, Articolo 32, l’Associazione italiana per i diritti del malato e alcune associazioni no-vax.
Nei due ricorsi, il Veneto lamentava la lesione del diritto individuale alla salute. La questione di legittimità riguarda tutto il testo della legge e quindi l’obbligo per essere iscritti a scuola, che se non rispettato prevede per i bambini da 0 a 6 anni (che frequentano nidi e materne) l’impossibilità di frequentare le lezioni e per chi ha tra 7 e 16 anni (e frequenta la scuola dell’obbligo) una sanzione da 100 a 500 euro. Nel secondo ricorso si affrontano altre norme previste nello stesso testo e nel decreto applicativo, alcune delle quali riguardano la divisioni delle competenze tra lo Stato e le Regioni in materia di sanità.
La valutazione del Governo è stata generalista, basata su un’epidemia di morbillo con 4.500 casi nel 2017 che poi è risultata in fase di estinzione”. Inoltre, concludono i legali, “vi è stata un’invasione di competenze regionali da parte dello Stato”. Gli avvocati dello Stato hanno risposto che “la Regione Veneto non può considerarsi avulsa dal resto del mondo, lo Stato deve compiere le scelte di politica sanitaria a livello unitario e indifferenziato. Non è concepibile una disciplina differenziata in questa materia: è una pretesa inammissibile. I virus e i batteri non conoscono frontiere”. Le ricadute sulle competenze regionali non esistono. Sono ‘cavalli di Troia’ per sollevare questioni di politica sanitaria. Il decreto non ha imposto nuove organizzazioni o nuovi servizi, l’attività vaccinale era già prevista in tutte le Regioni”.
http://www.repubblica.it/salute/2017/11/21/news/legge_sui_vaccini_obbligatori_domani_la_camera_di_consiglio_della_consulta_sul_ricorso_del_veneto-181735696/