A gennaio, Mattel ha annunciato Aristotele, un hub intelligente per i bambini. Si chiama Aristotele ed è stato progettato per crescere insieme a loro, tranquillizzandoli con luci e musica se piangono, ma anche aiutandoli con i compiti a casa, quando ormai sono in età scolare.
La settimana scorsa, Mattel ha ritirato il prodotto dicendo che «non si integrava completamente» con la nuova strategia tecnologica dell’azienda. Nonostante le rassicurazioni, sembra in realtà che a portare alla cancellazione del prodotto siano state serie preoccupazioni sulla privacy dei dati e lo sviluppo dei bambini.
Un prodotto indirizzato direttamente ai bambini desta forse maggiori preoccupazioni, ma esistono apparecchi nel mercato smart home che saranno utilizzati dai bambini, e che non dovrebbero essere meno preoccupanti.
Nelle ultime settimane, sia Amazon che Google hanno perfezionato l’offerta di Amazon Echo e Google Home aggiungendo applicazioni e funzionalità specifiche per bambini. Amazon ha pubblicato una serie di app per bambini, da Spongebob Challenge a Storytime, e Mountain View ha annunciato alcune nuove funzioni per l’infanzia su Google Home, realizzate in collaborazione con Disney. A Mountain View stanno anche lavorando con Warner Brothers e Sports Illustrated Kids per aggiungere nuovi contenuti. La piattaforma per bambini sarà presto aperta agli sviluppatori e queste funzionalità arriveranno su Google Home entro il mese di ottobre. I genitori potranno anche avere account familiari su Google Home per diversi membri, in modo da impostare differenti autorizzazioni tramite il servizio Family Link. Infine, una nuova funzione per le famiglie chiamata «Broadcast» consente di inviare messaggi vocali e promemoria a tutti i dispositivi di Google Home, anche se dubito che farà sì che mia figlia presti più attenzione rispetto a quando le grido di sbrigarsi per la scuola. Google ha anche migliorato la capacità di Google Home di comprendere i bambini sotto i 13 anni.
Ci sono due ambiti che dovremmo considerare: l’accesso ai contenuti e la privacy dei dati. Mentre c’è molta attenzione su quest’ultimo aspetto, non sono sicura che stiamo dando al primo il giusto rilievo. Gli speaker intelligenti sono veri computer travestiti da telecomandi, e potrebbero portare molti utenti a sottovalutare la potenza che hanno. Questi nuovi dispositivi intelligenti non si regolano da soli. Con la tecnologia di riconoscimento vocale, potremo impostarli in modo che ai nostri figli non vengano proposte certe canzoni, certe parole, certi film. Niente è perfetto, però: basta pensare a quello che succede con la tv: un film magari è perfetto per bambini con meno di 13 anni, ma la pubblicità spesso non è adatta.
Con gli altoparlanti intelligenti, tutto è aperto a tutti gli utenti, dai contatti alla ricerca. Con la tecnologia Voice Match, Google ha iniziato a supportare due voci: quando accedo agli appuntamenti del calendario o ai contatti si assicura che siano i miei e non quelli di mio marito. Con l’aumentare del numero di voci supportate si vedrà come le famiglie potranno utilizzare la tecnologia non solo per impedire ai bambini di chiamare le persone e di fare confusione con il un altro calendario, ma anche per evitare l’accesso a determinati contenuti.
La tecnologia non è il male ma possono esserlo gli esseri umani. La tutela della privacy, in particolare delle persone vulnerabili, è un tema molto importante.
La tecnologia ha un impatto sul comportamento. Questa dipendenza dagli schermi inizia molto presto, per comodità. Racconto spesso la storia che le prime parole di nostra figlia erano dada, «ipone» e mamma. Sì, signore e signori, sono venuta dopo il magico dispositivo di Steve Jobs! Come è potuto succedere? Perché abbiamo scoperto che era lo strumento più efficace per tenere impegnata la nostra bambina durante i cambi di pannolino. La praticità è alla base di molte nostre azioni. Prima dei telefoni c’era ovviamente la televisione. I genitori hanno scoperto che era molto più facile mettere i bambini di fronte a uno schermo per essere intrattenuti che impegnarsi in prima persona con loro. Eppure sono sicura che anche i genitori più impegnati non si limiterebbero a lasciare che sia un hub intelligente a calmare il loro bambino che piange.
Perché siamo così preoccupati per l’impatto sullo sviluppo dei bambini? In cosa è diversa questa nuova tecnologia dall’effetto dei succhietti? Anche se non possiamo vedere un ciuccio come tecnologia, in realtà è un dispositivo inventato per sostituire il seno di una madre e tenere calmo il bambino. Ma per questo le madri hanno smesso di allattare al seno o di prendersi cura dei loro bambini? Certamente no.
La tecnologia sta aiutando a prevenire la morte dei più piccoli in culla o nelle auto sotto il sole, ma per quanto ne so non c’è tecnologia che possa integrare o sostituire il buon senso. Mi sembra che le preoccupazioni comuni nascano più dalla mancanza di fiducia in noi esseri umani e nel modo in cui useremo la tecnologia piuttosto che dalla mancanza di fiducia in quanto la tecnologia può offrire. Non ci aiuteranno migliori competenze tecnologiche, ma serviranno più solide abilità sociali, una maggiore empatia, un’intelligenza emotiva superiore. Così, mentre bilanciamo l’impatto del digitale sullo sviluppo dei bambini con una maggiore attenzione alla formazione scientifica (STEM), non dimentichiamo di coltivare le loro abilità emotive e sociali. Così li aiuteremo a diventare maghi.
http://www.lastampa.it/2017/10/13/tecnologia/tecno-logica/per-i-bambini-pi-pericolosa-la-tecnologia-o-luso-che-ne-facciamo-kO947HB9fp2mygwEqqDidI/pagina.html