In Italia nel 2015 abbiamo speso in prodotti per l’immunizzazione oltre 317 milioni di euro (fonte Osmed-Aifa), ma non sempre lo stesso prodotto è acquistato allo stesso prezzo e non sempre gli ordinativi sono sufficienti a coprire il fabbisogno:
un problema che ha spinto diverse aziende ospedaliere a denunciare all’Antitrust sospette pratiche anticoncorrenziali delle case farmaceutiche che costringerebbero le Asl e gli Ospedali ad acquistare pacchetti di prodotto anziché prodotti specifici (magari solo quelli necessari a vaccinare contro una specifica malattia). Sugli esiti di queste indagini diremo tra poco, ma per capire se il rapporto tra soldi e medicine stia facendo bene o male al paese bisogna fare un passo indietro e partire, come sempre, dai dati.
Il ruolo che le aziende farmaceutiche hanno nella produzione e nella fornitura dei prodotti per l’immunizzazione è sempre in bilico tra fabbisogno e profitto. Eppure Lazonick non è l’unico a studiare l’economia delle medicine che assumiamo.
L’International Vaccine Center è un’organizzazione della John Hopkins University finanziata dalla Bill&Melinda Gates Foundation. Negli ultimi anni ha avviato una serie di ricerche per capire l’impatto che la vaccinazione ha sull’economia mondiale. Uno di questi stima che se ai bambini dei 73 paesi più poveri al mondo fossero somministrati 3 vaccini di base entro il 2020, i sistemi sanitari globali risparmiebbero 63 miliardi di dollari in gestione delle malattie così scongiurate.
In un’ottica di puro profitto, quindi, alle case farmaceutiche non converrebbe far vaccinare mezzo mondo perché buona parte di quei 63 miliardi andrebbero spesi in medicine e farmaci per contrastare gli effetti delle malattie non debellate. Il mercato è troppo grande, troppo complesso e la farmaceutica è sempre legata a doppio filo alla salute pubblica che da questa dipende.
http://www.lastampa.it/2017/11/14/italia/cronache/quanto-valgono-i-vaccini-ecco-come-funziona-leconomia-dellimmunizzazione-SNWkfFL8OuzfUyhZgMIWgJ/pagina.html