“È doveroso e urgente dare risposte concrete alle persone malate e alle loro famiglie sia nella ricerca di percorsi di cura che di accompagnamento e sostegno dei pazienti”. Lo ha affermato questa mattina don Carmine Arice, superiore generale del “Cottolengo”, intervenendo a Roma al convegno “La Chiesa e la salute mentale.

Cultura del provvisorio, scarti e nuovi poveri: il disagio psichico al tempo della tecnoliquidità” organizzato dall’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei e dal Tavolo nazionale per la salute mentale, in collaborazione con l’Aippc. Don Arice ha sottolineato come “anche in Italia aumentano persone con problemi di sofferenza psichiatrica” evidenziando come sia “grave la situazione nel nostro Paese”. “Le malattie della mente – ha spiegato – stanno praticamente diventando la prima causa di disabilità”. “Inoltre – ha aggiunto – aumentano le malattie neurodegenerative e, conseguentemente, gli anziani disabili non autosufficienti”. Secondo il sacerdote, “lo stigma verso il malato psichico è ancora molto presente e di conseguenza lo è anche nei confronti della sua famiglia che gradualmente viene a trovarsi in un mondo desertificato nei rapporti sociali, amicali e anche parentali”. Don Arice ha poi ricordato che “nei tempi recenti l’attenzione della comunità ecclesiale italiana per la salute mentale è cresciuta”: non solo per “far presente l’urgenza del problema” ma famiglie religiose e diocesi “hanno attivato centri di ascolto e servizi di accoglienza per il disagio mentale”. Le Residenze sanitarie assistenziali ecclesiali “che si occupano di persone affette da disturbi mentali sono oltre 160 – ha notato don Arice – senza contare ospedali generali o presidi sanitari che hanno reparti per la cura di malattie psichiatriche in fase acuta”. Il superiore generale del “Cottolengo” ha poi evidenziato come sia fondamentale “non isolare il diverso” ma “promuovere una cultura della presenza”. Inoltre, “occorre favorire adeguatamente la ricerca scientifica” e “sostenere e accompagnare le famiglie nel loro percorso”. “L’attenzione alle famiglie – ha ammonito – è una priorità”. Ribadita “la necessità di un’adeguata e integrale formazione degli operatori sanitari e pastorali”, don Arice ha rilevato infine l’importanza di “promuovere una salute integrale del paziente psichiatrico”.

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