Che ruolo avranno le farmacie nella gestione della cronicità? E l’ospedale? Anche per queste due realtà il concetto di rete è di fondamentale importanza.

Il progetto sperimentale per aumentare l’aderenza terapeutica dei malati cronici è stato avanzato da Luigi Zocchi, presidente di Federfarma Varese in occasione dell’incontro dal titolo “Modello lombardo. La presa in carico del paziente” che si è tenuto a Milano, lo scorso 29 novembre.

Si tratta di un progetto sperimentale volto ad aumentare l’aderenza terapeutica dei malati cronico soprattutto in relazione a cinque patologie molto importanti, lo scompenso cardiaco, l’ipertensione arteriosa, il diabete tipo 2, l’osteoporosi, l’asma  e Bpco (broncopneumopatia cronico ostruttiva). Il progetto è basato sull’utilizzo di nuove tecnologie e supporti informatici e la farmacia sembra essere l’unica struttura capace di organizzare questo progetto essendo la più vicina ai problemi dei malati”.

Clara Mottinelli, presidente dell’Associazione dei Titolari di Farmacia della Provincia di Brescia, e responsabile Rurale ha parlato di “farmacia rurale”, sottolineando l’importanza di fare rete e di dare un valore al paziente cronico. “Mi riferisco ad una rete di diagnostica, di servizi cognitivi, di medicina e protocolli condivisi. La farmacia è una grande risorsa per i cittadini perché è sempre aperta ed è di prossimità. L’obiettivo è quello di mettere a punto un modello di farmacia dei servizi che, facendo perno sulle farmacie rurali, assicura alla popolazione un servizio omogeneo, certificato, efficace ed efficiente, con assistenza all’avanguardia anche nei comuni più decentrati”.

Annarosa Racca, Presidente di Federfarma Lombardia si ritiene orgogliosa del ruolo che le farmacie assumeranno. “Questo permetterà di fare aderenza indipendentemente dall’essere gestore. Sono quasi 2.800 le farmacie aperte in Lombardia aperte in media 52 ore settimanali, considerando le ore notturne, e impiegano circa 11.000 addetti. L’informatizzazione è ormai fondamentale e tutte le strutture dovrebbero creare una sorta di rete per fare più prevenzione e garantire l’aderenza della terapia. Le farmacie hanno implementato dei protocolli di collaborazione con le Ats e i gestori e la sfida per il futuro è una collaborazione condivisa per far vivere di più questi malati cronici”.

Infine, la cronicità vista da chi lavora in ospedale è stata spiegata da Stefano Carugo, direttore della cardiologia dell’Unità coronarica dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Santi Paolo e Carlo. “Seguire questo tipo di pazienti vuol dire non solo la classica visita ambulatoriale, ma anche cercare di fornire loro delle strumentazioni a domicilio. Ci sono poi altre priorità: fare rete fra gli specialisti e con il territorio, garantire informazioni costantemente aggiornate e accesso a nuovi trattamenti per chi può beneficiarne. Il paziente che viene ospedalizzato ha una prognosi peggiore di quello che riusciamo a curare in ambulatorio. Le ospedalizzazioni lasciano il segno ed è un aspetto sul quale si sta già lavorando. Circa il nuovo modello lombardo pensato per i malati cronici, lo scompenso cardiaco è proprio una delle patologie per eccellenza della presa in carico, dove il legame fra ospedale e territorio deve esserci”.