
Intervista con il Professor Michele Stasi, Presidente dell’Associazione Italiana di Fisica medica (Aifm).
Quali passi sono stati compiuti dalla sua nomina a presidente Aifm?
Tra i più importanti passi, abbiamo contribuito all’approvazione, all’interno del Ministero della Salute, del nuovo Ordine dei chimici e dei fisici, che modifica assolutamente il futuro della nostra professione di fisico medico, e questo è un passaggio fondamentale. Altro passo importante è stato l’ottenimento della modifica dello Statuto nella nostra associazione e fatto richiesta al Ministero della Salute per essere una società scientifica riconosciuta ai sensi della legge 24/17 (legge Gelli) per l’emanazione di linee guida; siamo riusciti a contribuire allo sblocco delle scuole di specializzazione in Fisica medica che erano chiuse da quattro anni e abbiamo dato vita alla politica dedicata ai giovani, relativamente all’iscrizione gratuita per gli specializzandi ai corsi dell’Aifm, finanziando borse di studio e convegni scientifici.
Oggi quali sono le nuove competenze che si trova ad affrontare il fisico medico?
La Sanità è sempre più multidisciplinare quindi è necessario avere molte più figure professionali. Ci sono due aspetti importanti da considerare: il primo è il recepimento della nuova Direttiva Europea Euratom 59/13 che parla in generale delle esposizioni radiologiche e in particolare anche delle esposizioni mediche cioè delle esposizioni a cui sono sottoposti i pazienti. Questa nuova direttiva dà al fisico medico un ruolo fondamentale in due aspetti: è il responsabile esclusivo della misura della dose somministrata al paziente in tutte le esposizioni radiologiche e ha un ruolo importante nel processo di ottimizzazione. A questo si aggiungono, punto due, nuove frontiere tecniche: per esempio, la risonanza magnetica ad alto campo sta andando sempre più rapidamente versa la quantificazione, ma soprattutto l’applicazione di intelligenza artificiale, radiomica, big data alla medicina, che vedrà coinvolti professionisti di varie discipline tra cui i fisici medici. A tale proposito, su tutti questi aspetti, come Aifm stiamo facendo formazione continua per tutti i nostri soci.
Che difficoltà esistono nel campo della Fisica medica italiana che impediscono di darle il ruolo internazionale ed europeo che merita? Come si potrà conquistare questo ruolo?
La Fisica medica italiana è tra le più rilevanti a livello europeo: basti pensare che un fisico medico italiano è presidente di Efomp, la Federazione europea di Fisica medica, e che la rivista scientifica italiana di Fisica medica sta diventano la rivista scientifica di maggiore riferimento a livello europeo. Rispetto ai paesi del Nord Europa, purtroppo nel nostro Paese mancano i grandi centri di riferimento che fanno sia clinica che ricerca in campo fisico-medico, mentre a livello europeo sono molto concentrati; poi manca il riconoscimento della ricerca scientifica come attività integrante, propria del fisico medico. L’Italia potrà conquistare il ruolo internazionale ed europeo che merita solo quando cambierà il suo approccio politico e culturale, verso un’integrazione più spinta tra assistenza e ricerca, considerando il ruolo scientifico del fisico medico come parte integrante della propria professione, ma c’è ancora molta strada da fare.
Come sarà possibile consolidare la Fisica medica a livello nazionale colmando così le differenze ancora esistenti tra le varie regioni?
L’azione che va fatta è di tipo politico-regionale di adeguamento secondo standard già riconosciuti a livello nazionale e anche europeo. Quindi applicazione coerente in tutto il territorio nazionale del Decreto Ministeriale 70/15 e applicazione degli standard di fisici medici, europei, già ratificati dal Ministero della Salute e dalla Conferenza Stato-Regioni di 18 fisici medici ogni milione di abitanti. La Aifm sta cercando di fare questa azione politica soprattutto nelle regioni in difficoltà come il Lazio, la Campania, la Calabria, Puglia, Sicilia.
Oggi che ruolo ha la Fisica nel campo della ricerca scientifica?
La ricerca di base continua ad andare avanti sia a livello europeo che italiano, basti pensare alla ricerca del Cern sulle particelle elementari (il bosone di Higgs e la teoria della grande unificazione). Le strade che si stanno percorrendo sembrano distanti anni luce dalla realtà, ma sicuramente le applicazioni le vedremo nei prossimi 20, 30, 40 anni.
Quale è il ruolo futuro della Fisica medica per la sicurezza del paziente e la non nocività della tecnologia diagnostica per immagini?
Come detto in precedenza la Direttiva Europea Euratom 59/13 dà un ruolo fondamentale al fisico nella sicurezza del paziente, soprattutto per quel che riguarda la misura dell’esposizione e della dose al paziente e nel processo di ottimizzazione: saranno obbligatori protocolli scritti in cui vengono standardizzate le procedure, procedure che devono essere standardizzate secondo parametri ottimizzati, che vuol dire la migliore qualità dell’immagine e la minore dose di radiazioni ai pazienti. Inoltre sarà obbligatorio che le macchine radiologiche abbiamo sistemi di misura e registrazione della dose di radiazione e questa esposizione deve essere comunicata al paziente. In questo processo sarà fondamentale, sia secondo quanto scritto dalla Direttiva sia in sede di recepimento italiano, la presenza del fisico medico nella misura della dose, nel processo di ottimizzazione, nella scelta delle attrezzature, nella formazione in radioprotezione.