E’ di questi giorni l’indagine condotta dal CREA Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità, sui tempi di attesa condotta in Lombardia, Veneto, Lazio e Campania coinvolgendo il 44% della popolazione in un periodo di tre anni (2014/2017).

Dai dati emerge un quadro preoccupante  con attese medie di 65 giorni per una visita, 22,6 giorni per una radiografia ad una mano e 96,2 giorni per una colonscopia.

 

Di fatto in tempi ragionevoli sono assicurate solo le prestazioni urgenti, mentre per quelle non urgenti rimane la scelta della libera professione intra o extramoenia per poter accedere in tempi decenti ai servizi sanitari.

Il commento che avanza nei media è che sostanzialmente «negli ultimi anni di governo  della sanità non sono state date risposte ai tre temi principali: il finanziamento pubblico del Sistema Sanitario Nazionale che vede già ora una spesa out of pocket di 30 miliardi circa a carico dei cittadini oltre allo stanziamento governativo, la riduzione delle liste d’attesa che, al contrario, appaiono stabili se non aumentate e una offerta omogenea su tutto il territorio che registra invece notevoli disparità tra nord e sud».

Temi noti ribaditi anche dai principali osservatori internazionali che registrano, in tutte le classifiche, «un sistema sanitario italiano che ancora regge con offerte di qualità in parte del territorio, ma che arranca nelle risposte più care ai cittadini come i tre temi sopra riportati».

Nessuno contesta l’importanza della legge sulla riforma degli ordini professionali, il decreto vaccini che colma forse una carenza di educazione sanitaria derivata da una non sufficiente sensibilità e finanziamento sul tema della prevenzione, della riforma dei livelli essenziali di assistenza con la introduzione di nuovi non sufficientemente finanziati, del  finanziamento ad hoc di alcune terapie innovative,  ma in realtà risposte chiare sui grandi problemi di sistema non sono giunte e continuano a latitare anche sui programmi  elettorali delle varie forze politiche del paese.

In una situazione ove chi ha soldi o conoscenze accede ai servizi ed altri fanno fatica  a curarsi, una chiara indicazione sul futuro della sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale non è più rinviabile, considerando che solo governi miopi possono pensare che il tema salute di uno stato sia slegato dalla ripresa economica del medesimo, che dipende anche dalla produttività e dallo stato di benessere dei cittadini e dei lavoratori.