
Il 12 ottobre scorso presso L’Unione Industriale di Torino si è svolto il convegno sul “Parco della Salute, della Ricerca, e dell’Innovazione” di Torino”. Nel corso del convegno sono stati elencati i finanziamenti (776,2 milioni per le opere + 146,1 per le tecnologie), che prevedono il contributo di privati per 525,6 milioni, con la formula del PPP (Partenariato Pubblico Privato).
Per il nuovo Ospedale unico dell’AslTO5 si è fatto incidentalmente un unico accenno allo stato del progetto in termini transitori. Per il Parco della Salute i vertici regionali hanno anche confidato di contare nell’affidamento dell’opera nel 2018 e di una realizzazione in 3-4 anni.
Ma in quanti anni si possono realizzare opere complesse come gli ospedali di medie o grandi dimensioni?
Il problema non è per nulla secondario, in quanto in Italia i tempi medi realizzazione di tali grandi opere superano miseramente i 10 anni (quando giungono a termine); e con il superamento degli anni, soprattutto nel passato, il superamento dei costi inizialmente preventivati.
E’ chiaro a tutti che i ritardi nelle realizzazioni delle grandi opere innescano un circolo vizioso che inevitabilmente tendono ad aumentare ulteriormente i tempi ed i costi; con l’aumentare dei tempi emergono spesso scelte anacronistiche che comportano modificazioni in corso d’opera, e dunque il dilatarsi ulteriore dei tempi, e dei costi, appunto.
Per elencare e descrivere tutte le attuali strategie e tecnologie per ridurre i tempi di costruzione occorrerebbe un trattato specifico. Sono infatti numerose e vanno da specifiche industrializzazione di alcuni processi di fabbricazione,ad una specifica organizzazione delle squadre di maestranze.
In primo luogo la progettazione deve essere particolarmente accurata; si può dimostrare che al diminuire dei tempi riservati alla progettazione (in mesi) aumentino proporzionalmente i tempi di realizzazione (ma in anni) e viceversa; in tal senso si inserisce la necessità di strumenti 3D integrati (BIM); una particolare cura deve essere riservata poi per consentire le successive e evoluzioni nel futuro (sempre ipotizzabili – considerata la vita media degli ospedali italiani) senza costi eccessivi; e perché quanto realizzato possa continuare a soddisfare le esigenze per più tempo possibile. Ma alla “flessibilità by design” deve corrispondere una particolare rigidità durante le opere, con la realizzazione esattamente di quanto progettato, senza alcuna variante, nei tempi brevissimi previsti; le modificazioni non saranno infatti necessarie, a causa della accuratezza del progetto, e dei tempi relativamente brevi tra affidamento e realizzazione.
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