
L’oncologo si trova di fronte al grande progresso delle terapie oncologiche da una parte, ma dall’altra parte si scontra con i limiti attuali della genetica oncologica.
Gli oncologi vogliono avere una visione di insieme delle mutazioni dei geni e dell’epigenetica per curare più persone possibile e quindi ridurre il costo delle cure contro il cancro. Chiediamo le ragioni a due esperti come il Professor Pierfranco Conte, Professore Ordinario Oncologia Medica, Direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica Dipartimento Di Scienze Chirurgiche Oncologiche e Gastroenterologiche Università di Padova, e il Professor Filippo De Braud, Direttore del Dipartimento Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale dei Tumori.
Quali sono i limiti attuali della genetica oncologica, professor Conte?
Le metastasi sono diverse dal tumore primitivo e modificano le loro caratteristiche nel corso del tempo, per questo esiste la necessità di andare oltre la “foto” del momento diagnostico del tumore primitivo.
In che modo si può andare oltre?
Creando un “film”, una sequenza di scatti che descriva nel tempo lo sviluppo delle cellule che danno le metastasi.
Professor De Braud, la necessità di una visione di insieme delle mutazioni dei geni e dell’epigenetica che cosa richiede?
Richiede strumenti tecnologici molto sofisticati. E’ necessario investire di più per ridurre il costo della diagnostica e per migliorare l’outcome delle cure, e implementare la conoscenza utile per avere strumenti di prevenzione di diagnosi precoce che permetterà di guarire più persone.
Qual è il ruolo della diagnostica su tutti i malati?
Approfondire dall’inizio la diagnostica su tutti i malati non solo permette di curare meglio i malati e creare i presupposti per sviluppare meglio le cure personalizzate, ma permette anche di mettere le basi per avere maggiore conoscenza e aumentare le probabilità di guarigione dei pazienti, magari affrontando la malattia in fase precoce.