Roma. 4 Novembre 2019 – E’ l’ultima novità prevista dalla bozza della manovra, che riguarda specificatamente le spese sanitarie che con oltre 18 miliardi di euro rappresentano anche la quota maggiore di sconti fiscali utilizzati dagli italiani per alleggerire il carico fiscale: Farmaci, dispositivi, visite ed esami in ospedale o in una clinica convenzionata (magari in intramoenia e quindi dentro al Ssn) potranno essere pagati ancora in contanti senza il rischio di perdere la detrazione al 19 per cento nella dichiarazione dei redditi. Tutto il resto invece, a partire dal visite dallo specialista (a esempio il dentista) che opera in regime privato o nei centri analisi privati, dovrà essere pagato con sistemi tracciati (dal bancomat al bonifico) se si vuole l’agevolazione.

La tracciabilità del pagamento per ottenere la detrazione
La legge di bilancio prevede infatti che ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, la detrazione dall’imposta lorda nella misura del 19% degli oneri indicati nell’articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi spetta a condizione che l’onere sia sostenuto con versamento bancario o postale ovvero mediante altri sistemi di pagamento elettronici. Nella prima versione della manovra la detrazione al 19% sulle spese sanitarie restava anche se si paga in contanti soltanto «per medicinali e dispositivi medici». Ora l’ultima vresione chiarisce meglio i confini: in pratica oltre agli acquisti in farmacia sono esclusi dall’obbligo di ricorrere a sistemi di acquisto tracciabili per avere poi le detrazioni in dichiarzione dei redditi tutte le visite e gli esami effettuati pagando dentro il Servizio sanitario nazionale (a esempio anche i ticket) o nel privato accreditato con il Ssn.

Tra le altre novità c’è anche l’introduzione del taglio delle detrazioni per i redditi più alti. Un taglio che partirà dai 120mila euro di reddito, e sarà progressivo: chi percepisce redditi sopra quella soglia si vedrà ridurre l’importo della detrazione fiscale riconosciuta, che si azzererà totalmente dai 240.000 euro di reddito in poi. Una misura, questa, che però non sarà applicata integralmente per le spese sanitarie. La bozza della legge di bilancio prevede infatti che «la detrazione compete nell’intero importo, a prescindere dall’ammontare del reddito complessivo» per tutte quelle spese sanitarie sostenute «per patologie che danno diritto all’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria». In sostanza la detrazione continuerà a scattare anche per i redditi più alti a patto che si tratti di spese per patologie esenti dal ticket.