FIMMG Lombardia Levato: «Chiesto un incontro con Regione per sciogliere i nodi e per partire definitivamente con il grande progetto».

 

La riforma lombarda della cronicità è giunta alla seconda fase: la presa in carico dei pazienti tra territorio e ospedale. Con Gabriella Levato, Segretario generale regionale FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) Lombardia, ci si interroga sul ruolo che avrà il medico di medicina generale nella gestione del ‘territorio’ e dei pazienti cronici lombardi.

 

Partiamo dall’inizio: che cosa prevede il progetto lombardo sulla presa in carico del paziente cronico?

 

Il progetto prevede: che i pazienti affetti da una o più patologie croniche, vengano presi in carico da un “Gestore”. Chi è il Gestore? solitamente il proprio medico di famiglia. I pazienti cronici hanno ricevuto, a partire da gennaio di quest’anno, una lettera nella quale si chiedeva loro di scegliere appunto un Gestore indirizzandoli verso il proprio medico di famiglia laddove questo aveva aderito a questo progetto; i medici di famiglia si sono uniti in cooperative di servizio che si sono dotate di un centro operativo, il “centro servizi”. Il medico di famiglia è colui che stila il PAI (Piano assistenziale Individuale) ed è il responsabile clinico. Il piano di cura del paziente, che contiene prestazioni di tipo specialistico e/o diagnostico nonché la terapia e la pianificazione delle vaccinazioni consigliate, viene costruito sui bisogni del paziente e  deve essere disponibile sul fascicolo sanitario elettronico attraverso il sistema informatico. Il case manager, personale sanitario non medico individuato dal gestore, prende in carico da un punto di vista gestionale il piano di cura stilato dal medico di famiglia del paziente cronico e fa in modo che il paziente attui il suo piano di cura facendo engagment e enpowerment del paziente cronico. Gli erogatori pubblici e privati che hanno stipulato un contratto con il gestore devono rendere disponibili degli spazi di prenotazione per poter inserire le prestazioni presenti nel PAI. A fronte di tutto questo, viene corrisposta una tariffa di presa in carico che deve essere remunerata per l’anno, e dico questo perché siamo partiti con la costruzione di un sistema che ha assorbito risorse economiche, quindi non possono poi dirci che frazioneranno la tariffa in dodicesimi.

 

Cosa significa?

 

Significa che siamo partiti quest’anno con la presa in carico e la tariffa è gestionale, fatto salvo la quota di 10 euro per i PAI, quindi il resto della tariffa deve essere data per intero anno.

 

Quanti sono i medici di medicina generale coinvolti in questo grande progetto?

 

Il 48% dei medici di medicina generale lombardi circa 2500.

 

Quanti sono invece i centri servizi?

 

Possono essere N. centro servizi a seconda di quante sono le cooperative, tendenzialmente ogni cooperativa ha il suo centro servizi, ma ci sono cooperative che si sono unite per poter fare un unico centro servizi. A titolo di esempio, l’ATS della Città Metropolitana di Milano ha più cooperative e alcune di queste hanno un unico centro servizi. IML, cooperativa con sede a Bergamo che copre 700 medici nell’area di Bergamo, Sondrio, Monza, Varese, Milano e Lecco ha un proprio centro servizi a Bergamo con un costo annuo significativo sia per struttura che per personale. Se dovesse fallire tutto ciò, salta tutta la riforma. Non è un problema soltanto nostro, ma anche e soprattutto di Regione.

 

Dunque qual è l’importante novità di questa seconda fase per i medici di medicina generale?

 

Non esistono delle novità ma piuttosto delle problematiche rispetto all’attuazione di quanto è già stato predisposto nelle delibere attuative.

 

Quali sono queste problematiche?

 

Le prime riguardano gli applicativi informatici della presa in carico.

Mi riferisco per esempio alla nuova normativa sulla privacy a cui bisogna adeguarsi o alle specifiche di integrazione con il SISS

 

Quali sono le altre criticità?

 

La nuova legge sulla privacy che verrà attuata a partire dal 25 maggio: ci troviamo di fronte al fatto che dobbiamo riformulare o, comunque, mettere dei dati ulteriori nel consenso informato che avevamo già predisposto.

 

Cos’altro ostacola il progetto, dottoressa Levato?

 

L’altra criticità riguarda le agende degli erogatori che in questo momento non ci vengono messe a disposizione, con il risultato che non riusciamo a prenotare gli esami come da piano individuale. E poi esistono delle criticità di tipo economico: le tariffe sono troppo basse.  Come Fimmg regionale ho chiesto un incontro con l’assessorato welfare per capire come poter affrontare tutte queste criticità.

 

In questo momento quindi come si sta organizzando il lavoro dei medici di medicina generale?

 

In questo momento i medici stanno arruolando i pazienti che hanno ricevuto la lettera, gli stanno facendo il piano di cura che stanno pubblicando  sul fascicolo sanitario. Stiamo lavorando con appropriatezza e questo ci rallenta un po’ ma comunque a oggi manca la parte attuativa di tutto ciò, che è il cuore dell’attività del centro servizi cioè la programmazione dei piani di cura

 

Con questo progetto che vede il coinvolgimento di tutti gli attori, si concretizzerà il vero rapporto ospedale-territorio?

 

Il progetto di presa in carico nasce anche con lo scopo di integrare realmente i diversi attori coinvolti nel processo di cura e la disponibilità delle agende degli erogatori e un “sine qua non”, sono sicura che Regione si adopererà affinchè si possa entrare nel pieno del progetto quanto prima.